DOPPIO TAGLIO

CrimethInc. | Weelaunee Coalition | Michele Lapini | Elisa Strinna | Enzo e Barbara | Gabriele Longega

a cura di Irene Adorni

Dalla violenza ambientale all’immaginazione post-collasso: pratiche artistiche tra conflitto e possibilità

Doppio Taglio è una mostra collettiva che si muove lungo due direzioni complementari dell’arte contemporanea, in dialogo con le pratiche Arts and Ecology, a partire dalla catastrofe ambientale che segna il nostro tempo. Da un lato, le opere esposte indagano e rendono visibile la violenza ambientale, un concetto complesso e stratificato che racchiude in sé dimensioni ecologiche, economiche, di discriminazione razziale e sistemica. Dall’altro, la mostra esplora immaginari post-collasso, attraversando forme di immaginazione ecologica radicale, mostruosa e trasformativa, capaci di dare forma a mondi alternativi e futuri possibili.

Il conflitto ambientale contemporaneo si gioca oggi su assi interconnessi: quello del potere economico, della gestione delle risorse e della marginalizzazione crescente di molte comunità. È un conflitto intersezionale: agisce su piani molteplici e sovrapposti, attraversa i corpi, i territori e gli immaginari.

All’interno di questa complessità, la mostra sceglie un punto di partenza preciso: la documentazione di forme di violenza sistemica contro le comunità che si oppongono alla trasformazione speculativa e violenta degli spazi urbani. Lo sguardo proposto si radica in esperienze reali, in lotte concrete che attraversano città diverse ma connesse, come Bologna e Atlanta, e che trovano espressione nei movimenti che si oppongono alla gentrificazione, alla privatizzazione degli spazi pubblici, alla militarizzazione della polizia urbana.

Il percorso di mostra si apre con il materiale visivo che racconta queste violenze: da una parte, le proteste del movimento Stop Cop City ad Atlanta, che si oppone alla costruzione di un enorme centro di addestramento paramilitare nella South River Forest e contro l’occupazione violenta della polizia in città; dall’altra, le azioni del Comitato Besta in difesa del Giardino Don Bosco di Bologna, spazio verde minacciato da un intervento di rigenerazione urbana calato dall’alto. Due contesti apparentemente lontani ma uniti da una comune opposizione alla violenza istituzionale e da un desiderio di autodeterminazione territoriale.

Questa sezione include il lavoro di Michele Lapini, fotografo e attivista visivo che da anni documenta le emergenze ecologiche e pratiche di resistenza sul territorio italiano. Le sue immagini traducono il paesaggio in archivio visivo delle tensioni climatiche e sociali, ponendo al centro l’interazione tra crisi ecologica e comunità.

In dialogo con le fotografie è presentato il contributo di CrimethInc., collettivo decentralizzato attivo online dalla fine degli anni Novanta, che opera attraverso la produzione di testi, materiali grafici e pubblicazioni anonime, in relazione a tre fanzine realizzate dal comitato Weelaunee Coalition, gruppo informale di educatori, educatrici e famiglie di Atlanta che cercano di resistere alla gentrificazione della foresta urbana.

È da questi territori di conflitto, da queste pratiche di resistenza e difesa dei beni comuni, che si attiva la prospettiva della mostra, costruita su una molteplicità di sguardi incarnati e radicati, capaci di produrre letture del presente e visioni del futuro.

La seconda direzione della mostra si apre infatti all’immaginazione post-collasso. In un tempo in cui la crisi climatica è diventata condizione permanente, le opere proposte non si limitano a rappresentare la catastrofe, ma tentano di immaginare ciò che viene dopo: forme di convivenza con la tossicità, nostalgie per un mondo vegetale perduto, nuove spiritualità e mitologie nate dal disastro.

Nel lavoro di Elisa Strinna, l’attenzione si concentra sulla memoria del mondo vegetale, sull’eredità terrestre e sull’ecologia dell’immaginazione. La sua scultura, copia di un reperto proveniente da una nave spaziale atterrata su Marte, allude a una missione di analisi del terreno marziano per cercare tracce di acqua e vegetazione. La presenza umana è evocata come residuo archeologico, mossa da una nostalgia verso la Terra e da un tentativo estremo di conservazione.

Enzo & Barbara propongono invece uno scenario in cui l’umano è assente. La loro visione si colloca in un mondo completamente tossico, dove acqua, suolo e vegetazione sono stati contaminati dai PFAS, ma non per questo annientati. Al contrario, la natura ha sviluppato forme nuove, rigogliose e mostruose, adattandosi alla tossicità come condizione esistenziale. 

Nel lavoro di Gabriele Longega, si entra in un ambiente abitato da una creatura sopravvissuta al collasso, forse un essere umano, forse un demone. La sua casa, costruita con argilla, materiali organici, assemblaggi e immagini residuali della cultura pop, è al tempo stesso rifugio, altare, archivio e corpo espanso. Longega dà forma a uno spazio ambiguo in cui si intrecciano spiritualità post-umana, paura, ironia e nuove ritualità.

Doppio Taglio si presenta così come una mostra che agisce su due livelli: da un lato, la denuncia e l’analisi della violenza ambientale; dall’altro, l’apertura a visioni speculative, intime e collettive, che interrogano il futuro con occhi mostruosi e immaginazione radicale. Un’esplorazione del nostro tempo che non cerca risposte univoche, ma accoglie contraddizioni, prospettive parziali e tensioni trasformative.